Il ROWE, ovvero il Results Only Work Environment, è una tecnica di gestione del personale in cui l’orario di lavoro è fessibile ed in cui i dipendenti vengono misurati sul raggiungimento degli obiettivi. In altre parole, secondo questa tecnica pressoché sconosciuta nel nostro Paese, il dipendente ed il proprio superiore fissano, ad intervalli regolari, dei risultati da raggiungere sulla base delle capacità del lavoratore, della disponibilità di tempo, delle risorse disponibili e delle necessità aziendali. Una volta fissati gli obiettivi il lavoratore ha massima flessibilità e libertà rispetto all’orario di lavoro, sia come orario di entrata e di uscita, sia come numero di ore giornaliere passate all’interno dell’azienda.

Questo approccio, piuttosto estremo, è stato implementato in numerosi uffici di grandi (e piccole) aziende americane con un aumento medio della produttività intorno al 35% (secondo quando dichiarato dal sito GoRowe.com).

Il sistema secondo me è molto interessante anche se di gran lunga più complicato e difficile da applicare di quanto possa sembrare. La prima considerazione, piuttosto ovvia, è che tale approccio si presta ad essere applicato solo a lavori in cui le scadenze hanno un orizzonte temporale quanto meno settimanale ed in cui non è richiesta la collaborazione di più membri dello stesso gruppo contemporaneamente. Quest’ultimo punto, in particolare, genera qualche perplessità in quanto sempre più le aziende moderne richiedono che un lavoro venga svolto tramite la collaborazione tra diverse persone di uno stesso team. Una applicazione drastica del ROWE sarebbe quindi controproducente da questo punto di vista. Per i motivi appena descritti è piuttosto difficile applicare una metodologia così flessibile a lavori manuale ed operativi, oltre che a lavori a contatto con il pubblico (es. sportellisti ed uffici di relazioni con il pubblico).

Un ulteriore aspetto cruciale è il calcolo del numero di risultati che vengono richiesti al dipendente nel caso di malattia e/o ferie o permessi. Mentre nel caso di orario di lavoro rigido è piuttosto semplice il calcolo delle ore perse per assenteismo, la stima si fa più complessa nel caso di orario libero e flessibile in quanto (per esempio) un dipendente malato durante al settimana sarebbe costretto a lavorare nel weekend per recuperare il lavoro “rimasto indietro”.

Di contro gli aspetti positivi sono notevoli:

  • incentivo a lavorare velocemente ed efficacemente;
  • massima possibilità di bilanciare impegni lavorativi ed impegni personali;
  • motivazione del personale che viene giudicato sui risultati ottenuti;
  • possibilità di lavorare da casa;
  • possibilità di combinare insieme due lavori.

Un ultimo vantaggio (per l’azienda) potrebbe essere quello di pagare i dipendenti in base al numero e all’entità degli obiettivi che gli vengono posti garantendo così una certa flessibilità anche negli stipendi dei dipendenti. Questo aspetto potrebbe, purtroppo, rivelarsi piuttosto pericoloso per lavoratori stagionali e per dipendenti di aziende in crisi.

Con questo brainstorming spero di avervi incuriosito ad approfondire il ROWE. Per approfondire il tema viene quasi sempre consigliato il libro Why Work Sucks and How to Fix It: The Results-Only Revolution di Cali Ressler e Jody Thompson. Personalmente non ho letto questo libro ma sono sicuro che sarà uno dei prossimi che leggerò quindi aspettatevi una recensione. Se qualcuno lo ha letto, ovviamente, è il benvenuto per fare qualche considerazione qui sul blog.

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Nicola S.

ingegnere industriale appassionato di digital management, logistica e produzione. Ha lavorato in diverse grandi aziende nei settori della logistica, oil&gas e della consulenza IT. Ha studiato presso l'Università di Trieste e presso la University of Technology di Sydney.

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