Dopo una doverosa introduzione al business model canvas proseguiamo la nostra analisi affrontando delle regole generali ed alcuni accorgimenti per la sua compilazione. Parallelamente verrà sviluppato anche un esempio pratico per facilitare la comprensione man mano che si prosegue con la teoria. Oggi vediamo come si compila l’area denominata: key partnership.

Questo riquadro si colloca all’estrema sinistra del canvas e contiene tutti i soggetti con i quali la nostra azienda ha in essere delle partnership. Anche se nelle versioni italiane del canvas spesso viene utilizzato erroneamente il termine “fornitori”, l’area di interesse è ben più estesa includendo, oltre ai fornitori veri e propri, anche altre aziende concorrenti, joint ventures, gruppi e associazioni di consumatori. In altre parole vanno elencati in questa area del canvas tutti quei soggetti che ci forniscono risorse beni, informazioni e servizi e sono esterni alla nostra azienda (o al nostro progetto).

Omino OK

Nel libro Business Model Generation vengono indicati quattro tipi di partnership:

  1. Strategic alliances between non-competitors
  2. Coopetition: strategic parnerships between competitors
  3. Joint ventures to develop new businesses
  4. Buyer-supplier relationshps to assure reliable supplier

Si tratta dunque non solo di fornitori di beni materiali ma tutti quei soggetti con cui costituiamo un legame più o meno forte e più o meno duraturo per raggiungere il nostro obiettivo. I nostri partner, quindi, potrebbero anche essere dei nostri diretti concorrenti con i quali, però, ci alleiamo temporaneamente perchè questo porta benefici ad entrambi. Un esempio semplice, pratico ed un po’ banale sono i gruppi di acquisto tra aziende per avere una posizione più forte verso il fornitore e per risparmiare facendo economie di scala.

Business model canvas

Business model canvas

Ne è un esempio concreto l’allenza tra due produttori di PC notebook: Packard Bell ed Asus. Le due aziende sono evidentemente in competizione tra loro mirando praticamente allo stesso mercato con prodotti di fasce sovrapponibili. Nec (che produce la linea Packard Bell) e Asus, però, hanno deciso di essere partner per quanto riguarda la progettazione e la produzione (o meglio l’acquisto da un fornitore esterno) di batterie per i loro PC. Infatti se voi acquistate una batteria di ricambio per un PC di uno dei due produttori citati è molto probabile che la stessa possa essere utilizzata anche su uno dei modelli di PC prodotti dall’altra. Con la differenza del nome impresso che sicuramente viene stampato prima della spedizione lasciando la differenziazione del prodotto alla fine della catena produttiva per abbattere i costi.

Oltre all’economia di scala esistono almeno altre due motivazioni che spingono diverse società a stringere partnership: la prima è la riduzione dell’incertezza. Questo significa che i partner si alleano per trovare uno standard comune da seguire (nel libro viene citato l’esempio del consorzio che ha stabilito le caratteristiche dei Blu-ray). La seconda è la condivisione di alcune attività o risorse particolarmente costose oppure raramente utilizzate. Unendosi è certamente più probabile riuscire a trovare le risorse per acquistare una preziosa risorsa ed essendo in più di uno ad utilizzarla, con una buona pianificazione delle attività, è possibile saturare il tempo con il quale questa viene impiegata.

Un esempio un po’ più complesso ma che comunque voglio fare per concludere l’articolo è legato alla produzione/distribuzione dell’energia elettrica. Tranne casi particolari l’energia elettrica prodotta non può essere immagazzinata quindi le centrali elettriche devono sempre modulare la quantità di energia prodotta al consumo istantaneo di tutti gli utenti collegati. Ad un livello più operativo: se accendo una lampadina da 60W la centrale elettrica a cui sono collegato deve produrre 60W in più finchè la spengo. Considerando che variare le quantità di energia prodotta dalle centrali è molto costoso la tecnica seguita dalle aziende del settore è quella di collegare inseme un numero elevatissimo di utenti in modo da massimizzare le probabilità che, nel momento in cui io spengo la lampadina da 60W, qualcuno ne accenda un’altra, in modo che la centrale produca una quantità di energia elettrica il più possibile costante, che per loro è più semplice ed economico. Questo per dimostrare le potenzialità delle partnership chiave.

Nicola S.

ingegnere industriale appassionato di digital management, logistica e produzione. Ha lavorato in diverse grandi aziende nei settori della logistica, oil&gas e della consulenza IT. Ha studiato presso l'Università di Trieste e presso la University of Technology di Sydney.

More Posts - Website